di Ciro A. R. Abilitato
Parecchi, il 31 dicembre del 2000, non sapevano di trovarsi a cavallo di due secoli e di due millenni, perché avevano festeggiato questo avvenimento alla fine del 1999. L’ingresso nel secolo XXI e nel III millennio è invece avvenuto al concludersi dell’anno 2000, e il 2001 è stato il primo anno sia del XXI secolo che del III millennio. Così è accaduto che quando si è realmente entrati nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, la cosa è rimasta perlopiù inosservata. Tale confusione è sostanzialmente dovuta al fatto che, a partire dal sec. XII, è consuetudine che un secolo riceva il suo nome dall’anno che chiude il secolo precedente, detto anno secolare, e non dal primo anno del secolo che inizia. Questo perché tutti gli anni che seguono l’anno secolare (che appartiene al secolo precedente) hanno le stesse cifre iniziali, tranne quello che chiude il secolo. Il XII secolo diventa così il Millecento, perché i suoi anni sono il 1101, il 1102, il 1103, ecc.; il XIII secolo diventa il Milleduecento, detto anche il Duecento, perché i suoi anni sono il 1201, il 1202, il 1203, ecc.; il XIV secolo diventa il Milletrecento, detto anche il Trecento; e così via. Quando invece si dice il Mille, ci si riferisce all’anno Mille e non al sec. XI, perché quell’anno chiudeva il I millennio ed era carico di grandi attese. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476 d.C., si era ormai già da 524 anni nel Medio Evo. Le seguenti tavole di cronologia civile risulteranno utili a collocare gli anni degli eventi storici nel giusto secolo.
Tradizionalmente, l”Occidente riconosce come sistema di suddivisione del tempo storico e civile quello elaborato sul finire del VI secolo d.C. da Dionigi il Piccolo, che pone come termine di riferimento della datazione la nascita di Cristo, fissata al 25 dicembre dell’anno 753 a.U.c. (ab Urbe condita), ossia dalla fondazione di Roma. La cronologia di Dionigi fu utilizzata in principio solo per gli anni successivi alla nascita di Cristo. Beda il Venerabile utilizzò una datazione avanti Cristo che però non trovò diffusione. L’uso di estendere il conteggio degli anni e dei secoli anche al tempo anteriore alla nascita di Cristo iniziò invece con la pubblicazione, nell’anno 1627, dell’Opus de doctrina temporum, con la quale, per la prima volta, il gesuita Dionysius Petavius (Denis Pètau) proponeva di estendere il sistema di Dionigi il Piccolo anche ai tempi dell’era antica.
Il tempo che precede la nascita di Cristo è detto era antica (e.a.), quello che invece la segue è detto era volgare (e.v.). Le date dell’era antica sono fatte seguire dalla sigla a.C. (avanti Cristo), quelle dell’era volgare dalla sigla d.C. (dopo Cristo). Per indicare i secoli e i millenni si ricorre alle cifre romame con funzione di numeri ordinali. I secoli che precedono la nascita di Cristo vengono numerati a ritroso, cioè si succedono in ordine decrescente fino alla nascita di Cristo, sempre contrassegnati dalla sigla a.C. Quelli che seguono la nascita di Cristo vengono invece numerati in ordine crescente e sono fatti seguire dalla sigla d.C., la quale può essere omessa soltanto se non si dà adito a dubbio o confusione e nell’ambito di trattazioni che riguardino esclusivamente periodi della stessa era. Ad ogni modo, quando le date non sono accompagnate da nessuna sigla, si intende dopo Cristo (d.C.). Non esiste l’anno zero, ossia un anno che separi l’era antica dall’era volgare e che non appartenga a nessuna delle due o che appartenga a entrambe, perché un anno zero introdurrebbe un anno in più nel passaggio dall’era volgare a quella antica e viceversa, interrompendo la continuità cronologica tra le due ere segnate dall’anno della nascita e dall’anno della morte e resurrezione di Cristo.
Nell’VIII secolo, la cronologia assoluta di Dionigi, che sostituiva il sistema ab Urbe condita utilizzato dai Romani col sistema di computo ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi (a partire dall’Incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo), fu introdotta nelle cronache da Beda il Venerabile (673-735), soprattutto attraverso la sua opera De temporum ratione (“Sulla divisione dei tempi”), cosicché il computo degli anni, a partire dalla più importante data della tradizione cristiana, cominciò a diffondersi in tutto l’Occidente. Quantunque vi sia generale accordo sul fatto che l’anno esatto della nascita di Cristo non sia quello indicato da Dionigi il Piccolo, ma presumibilmente un anno di poco anteriore – come il 747 a. U. c. (7 a.C.) o il 746 (8 a.C.) o il 745 (9 a.C.) –, l’anno 753 è stato convenzionalmente assunto come anno di riferimento della cronologia storica universale. L’anno 753 viene dunque ad essere l’anno 1 a.C. e l’anno 754 l’anno 1 d.C. La cronologia civile cristiana inizia così da un luogo temporale puntiforme, privo di estensione, detto Initium, che si trova tra l’anno 753 e l’anno 754 di Roma. Di conseguenza, è privo di senso indicare l’anno o il secolo di nascita di Cristo come l’anno o il secolo zero, perché un tale anno o secolo di fatto non esiste. Inoltre, qualunque sia la data di nascita di Cristo (quella indicata da Dionigi o altre), se si assume come periodo di riferimento non l’anno, ma il secolo in cui cadono tutte le date indicate per questa nascita, allora la questione su quale di esse sia quella vera perché si possa dare un fondamento sicuro a tutta la cronologia storica, non produce alcun effetto pratico di computo. Anche in questo modo, infatti, la nascita di Cristo verrebbe a porsi alla base della cronologia dei tempi, dove le date dell’era precedente si susseguirebbero in senso descrescente e quelle dell’era successiva in ordine crescente. Qualunque sia il giorno dell’anno o l’anno del secolo in cui Cristo è nato, il vero limite viene perciò ad essere la fine del secolo di nascita di Cristo. In questo modo si ha che ogni mille anni si chiudono tre importanti periodi, quali l’anno, il secolo e il millennio, mentre altri tre periodi identici iniziano. Se si indicasse l’anno di nascita di Cristo come anno zero, anche il secolo di nascita dovrebbe essere indicato come secolo zero, e di conseguenza anche il millennio verrebbe ad essere il Millennio zero. Inoltre, l’anno zero rimarrebbe escluso da ogni era, e perciò posto al di fuori del tempo storico. In questo modo non solo si introdurrebbe una discontinuità nei computi, ma tutto il tempo della soria umana diverrebbe un tempo zero. Se invece l’anno di nascita di Cristo venisse indicato come anno 1 sia dell’era antica che dell’era volgare, il secolo I a.C. e il secolo I d.C. avrebbero un anno in comune, cioè risulterebbero sovrapposti di un anno, complicando i calcoli e introducendo una anomalia cronologica.
Se invece il computo cronologico è fatto iniziare in coincidenza della fine dell’anno 753 di Roma, cioè tra il 753 e il 754, allora si ha che il I secolo finisce col concludersi dell’anno 100 e il I Millennio finisce col cocludersi dell’anno 1000. Col chiudersi dell’anno 1000 si chiude perciò anche l’anno 100 e con esso il I Millennio.
Nel sistema di Dionigi il Piccolo, l’anno di nascita di Cristo chiude e sigilla il tempo compiuto, ossia il tempo passato (nel quale si trova ciò che non è più soggetto a mutamento), e apre il tempo nuovo, che è quello del futuro, del mutamento e della speranza. La vita di Cristo è quindi, secondo l’insegnamento cristiano, il tempo nuovo e la nuova via. Essa culminerà con la resurrezione e la festività della Pasqua, che ricorre nel pieno del nuovo anno ed è come una sua conferma, ossia una sorta di secondo capodanno che apre il tempo del rinnovamento. Le date del Natale e della Pasqua sono perciò importanti e interconnesse, perché stabiliscono la continuità del tempo tra l’era antica e l’era volgare, tra l’anno vecchio e il nuovo. La data fissa del 25 dicembre è di conseguenza strettamente legata alla data mobile della Pasqua cristiana, stabilita, nel 325, dalla regola alessandrina adottata dal Concilio di Nicea, secondo la quale la Pasqua deve cadere la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera (giorno dell’equinozio, 21 marzo). In questo modo, la data dell’Incarnazione di Gesù, ossia del suo concepimento, che ricorre il 25 marzo con la festa dell’Annunciazione, e quella della nascita (nove mesi dopo), rappresentano le date di riferimento degli avvenimenti successivi, i quali si concatenano, senza soluzione di continuità, per tutto l’anno che segue.
Secondo il sistema di Dionigi, poiché un secolo si compone di 100 anni consecutivi (ossia di 10 decenni o 20 lustri), il I secolo a.C. inizia con l’anno 1 a.C. (alla data 1-1-1 a.C.) e finisce con l’anno 100 a.C. (alla data 31-12-100 a.C.). Il I secolo d.C. inizia con l’anno 1 d.C. (alla data 1-1-1 d.C.) e finisce con l’anno 100 d.C. (alla data 31-12-100 d.C.). In questo modo, procedendo lungo la linea del tempo che porta ai nostri giorni, il 1° anno del I secolo a.C. corrisponde all’anno 753 di Roma, mentre il 1° anno del I secolo d.C. corrisponde all’anno 754. È errato dire che il II secolo d.C. sia iniziato con l’anno 100, e che il XX secolo sia iniziato con l’anno 1900 e si sia concluso con l’anno 1999. Il XX secolo, detto anche il 1900 o Novecento (dal nome dell’anno secolare che chiude il secolo precedente), è iniziato con l’anno 1901 (alla data 1-1-1901, alle ore 00:00) e si è concluso con l’anno 2000 (alla data 31-12-2000, alle ore 24:00). Il XXI secolo, detto anche il Duemila, è iniziato con l’anno 2001 (alla data 1-1-2001, alle ore 00:00) e finirà con l’anno 2100 (alla data 31-12-2100, alle ore 24:00). L’anno 2100 apparterrà ancora al XXI secolo, ossia al secolo Duemila. Perciò, la prossima volta, se non si vuole aspettare altri cento anni per festeggiare al momento giusto l’entrata di un nuovo secolo, si stia un po’ più attenti. Ora, comunque, non resta che attendere la fine dell’anno 2100, e alla mezzanotte del 31-12-2100 si potrà festeggiare l’ingresso nel secolo XXII. Il primo anno del secolo Duemilacento sarà infatti l’anno 2101, che inizierà alle ore 00:00 del 1° gennaio 2101. Per la fine del III millennio si dovrà invece avere un po’ più di pazienza. Infatti, il terzo millennio, iniziato alle ore 00:00 del 1° gennaio 2001, finirà alle ore 24:00 del 31 dicembre del 3000. Solo allora si potrà festeggiare l’ingresso del IV millennio. Attenzione però, voci autorevoli sostengono che non azzeccare le date giuste per festeggiare l’inizio di un anno, di un secolo o di un millennio porti sfiga per tutta la durata del periodo di cui si vuole salutare l’ingresso.
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