Anan Ajad – Devil and Eve
Il brano di Ajad che qui presento, diversamente dalle immagini del video (sarebbe stato meglio mostrare degli antichi templi immersi in una fitta foresta tropicale!), racconta della disperazione di una fanciulla che è stata scelta fra le ragazze più sane e belle della sua tribù per essere offerta in sacrificio alla divinità del villaggio nel corso di un rituale propiziatorio. La giovane vittima viene lasciata scappare nella foresta per essere poi inseguita e infine braccata come una preda. Quando, dopo l’inutile ed estenuante fuga, nel corso dell’inseguimento rituale, la vergine innocente viene catturata, ella è condotta dinanzi al collegio dei sacerdoti e al popolo, e senza possibilità di indulgenza, viene immolata sull’altare del sacrificio. Questo atteggiamento mentale nei confronti di una divinità fittizia e sanguinaria non è tipico soltanto delle società primitive, ma anche della contemporanea società umana, che troppo spesso sacrifica, senza trarne alcun vantaggio, quanto di più prezioso possiede nell’inseguire confusi ideali di perfezione e di benessere. Il demonio della tradizione giudaico-cristiana, di solito, non è così sbrigativo e brutale; è un essere civile, raffinato, dai modi squisitamente urbani: sa rendersi desiderabile, conosce l’arte della seduzione, i suoi argomenti sono suasivi e promette ricompense. In questo caso, infatti, il peccato è sempre trasgressione, mai sopraffazione o imposizione, ed ha in sé i caratteri dell’adesione volontaria, del trasporto e della voluttà. È per questo motivo che, entro determinati limiti e per ragioni non ancora ben chiare alla scienza moderna, c’è qualcosa di desiderabile e di non condannabile nell’antico concetto biblico di peccato. Esiste tuttavia un’altra realtà, più ancestrale, che talvolta, con ogni ragione, avvertiamo come estranea, ineluttabile, malefica, spietata ed inumana, o extraumana…