Traduz. Ciro A. R. Abilitato
Caius Iulius Phaedrus (ca. 20/15 a.C.- ca. 51 d.C.)
Fabulae, I, IV.
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UN CANE CHE PORTAVA LA CARNE ATTRAVERSO UN FIUME
Favole, I, IV
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Perde meritatamente il proprio chi l’altrui agogna.
Un cane, mentre attraverso un fiume della carne nuotando portava,
nelle specchianti acque la propria immagine riflessa vide,
e credendo che un’altra preda venisse da un altro trasportata,
desiderò impossessarsene. Tratto pertanto dall’avidità in inganno,
il cibo che tra i denti teneva stretto si lasciò dalla bocca sfuggire,
ma ciò che così tanto aveva bramato non poté neppure sfiorare.
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CANIS PER FLUVIUM CARNEM FERENS
Fabulae, I, IV
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1. Amittit merito proprium qui alienum appetit.
Canis per flumen carnem dum ferret natans,
lympharum in speculo vidit simulacrum suum,
aliamque praedam ab altero ferri putans
5. eripere voluit; verum decepta aviditas
et quem tenebat ore dimisit cibum,
nec quem petebat potuit adeo adtingere.
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