Di Ciro A. R. Abilitato
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VULUMBRELLA
Villanella ischitana del ’400
Nuova Compagnia di Canto Popolare
“Vulumbrella” è una deliziosissima villanella napoletana del XV secolo, riscoperta dal musicologo, regista teatrale e compoitore Roberto De Simone e fatta conoscere negli anni Settanta dal famoso gruppo folk partenopeo “La Nuova Compagnia di Canto Popolare”, di cui, nel 1967, De Simone fu fondatore insieme a Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d’Angiò. In particolare, questa villanella o canzone villanesca napoletana, originaria dell’isola d’Ischia, è una serenata che può essere cantata anche a cappella (cioè senza accompagnamento strumentale), nella quale vengono ricordate le esortazioni che ogni madre premurosa fa a una figlia che si avvicini all’età da marito. La “fica vulumbrella” è il frutto già sodo e ben formato, ma ancora acerbo, che maturerà nella tarda estate all’ombra delle larghe foglie lobate dell’albero di fico. L’aggettivo “vulumbrella”, riferito al sicònio edùle del fico domestico, originario della Caria − regione dell’Asia Minore da cui in età remota la pianta venne diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo – assume perciò anche i significati di “soda, formosa, appetitosa, di bell’aspetto, integra, intatta”. La canzone, con l’arpeggio lento e sensuale della chitarra e il contrappunto nostalgico dell’arpa portativa, cui si aggiunge il tintinnio dei cembali e il suono cupo e vibrante del timpano sareceno, a sottolineare l’avanzare delle ore durante le quali si compie il miracolo della maturazione, rievoca la calura estiva che invigorisce i frutti nei pigri e assolati orti sparsi nella verde campagna. Con questa serenata l’amante invita la giovane amata a non farsi altezzosa e scostante, e a non fidarsi troppo delle sua beltà. Paragonandola al frutto prossimo a maturazione del fico che, se non fecondato per tempo, cade sterile e rinsecchito nella terra polverosa, l’innamorato rammenta alla ragazza gli stessi insegnamenti da lei ricevuti dalla madre, affinché non dimentichi che il tempo della sua vita è scandito da stagioni, e che la sua stagione è ormai arrivata. La serenata si conclude con l’invito dell’innamorato alla giovane di dare un segno di adesione ai giochi amorosi, spronandola a dare ora il suo primo attacco, adesso che è florida, formosa e bella, giacchè è questo il tempo in cui ogni fico mangereccio giunge a maturazione nell’estivo rigoglio della natura, e in cui l’età si fa adatta a siffatto genere di battaglie!
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VULUMBRELLA
Fatte molla e no’ cchiù dura
mo ca si’ furmosa e bella
ca ogne fica vulumbrella
a sto tiempo s’ammatura
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Fatte roce e no’ cchiu amara
nun te fa verere acerba
e non esser tanto brava
fatt’umile e no’ superba
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E mo ca è verde la toja erba
e lu mummo renuvella
ogni fica vulumbrella
a stu tiempo s’ammatura
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E mo ca si mez’ammullata
e tra fionne fai la guerra
n’aspettar’ ca si seccata
e che car’ in chiana terra
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E fa’ ca mo’ ra te se sferra
ca si tosta fredda e bella
ca ogne fica vulumbrella
a sto tiempo s’ammatura
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VULUMBRELLA
Villanella ischitana del ’400
Kavisha Mazzella
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Kavisha Mazzella è una cantautrice italo-australiana insignita di prestigiosi premi internazionali. È nata a Londra e risiede a Melbourne, Australia. Sua madre è anglo-birmana, mentre suo padre è napoletano, originario della incantevole isola d’Ischia, la maggiore dell’arcipelago flegreo, l’antica Pithecusa. Le liriche di Kavisha ripropongono canti originali della tradizione folklorica di diverse culture del mondo. Solo di rado ho sentito cantare così bene una canzone napoletana o siciliana perfino da miei connazionali, anche per l’attenzione agli accenti e alla dizione. Le canzoni di Kavisha sono autentici capolavori lirici, offerti con la voce di un angelo in svariate lingue: italiano, napoletano, sardo, siciliano, francese, spagnolo, inglese. Si tratta di autentici capolavori melodici nei quali il celtic, il fado, il catalano, il bardico, il gotico e il gitano si mescolano vivacemente con effetti davvero originali. Le canzoni di Kavisha Mazzella sono storie intessute di grazia senza peso e gemme tradizionali che recano in sé un grande senso della poesia e della profondità lirica. Questa cantante possiede la notevole capacità di lanciare senza sforzo in un microfono, da un metro di distanza, la sua voce chiara e bella, quasi come un ventriloquo, e di spostarsi sulla scena da una parte all’altra per riempire di delicata e vibrante sonorità tutto lo spazio circostante. Qualcosa che va davvero oltre le parole. La sua voce calda e appassionata trasmette emozioni che toccano il cuore. La sua energia e il suo amore per la musica sono contagiosi.
Propongo qui di seguito la versione di Kavisha Mazzella di Vulumbrella, una villanesca napoletana del ’400 originaria dell’isola d’Ischia, la quale fu scoperta dall’etnomusicologo Roberto De Simone e cantata negli anni ’70 dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare.
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